Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 1 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Certo, bisogna dire “forno a legna”, anche per non dare ulteriori spunti, pure di tipo linguistico, ai comunque tanti che desiderano ardentemente moltiplicare gli oltre milleduecento chilometri che separano Capo Passero dall’estrema punta delle Alpi. Però -lasciatemelo dire- quanta pregnanza, quanta efficacia e quanto odor di pane fresco nel termine “cocip`àna”! Secondo una stima, azzardata su dati anagrafici in nostro possesso, a metà del secolo ventesimo a Badolato (Superiore) ce n’erano da un minimo di 1000 ad un massimo di 1250: uno per famiglia, mediamente. Ubicati per lo più nel “salàru”, ma anche nelle terrazze e nelle loggette, erano uno degli elementi più importanti della struttura organizzativa della comunità; un po’ come l’asino e la stalla, il maiale e la zappa. Oggi ne sopravvivono ancora tanti. In questi ultimi anni, in particolare, va evidenziandosi un preciso e determinato intento a non demolirli, in fase di restauro delle vecchie case, in quanto hanno forte sapore d’antico, oltre che fragranza di pane fresco, genuino e nutriente. Chissà che a far nascere un tal costume conservativo non abbia contribuito anche questo periodico!? |